MIMÉTISME, VIOLENCE, SACRÉ Approche anthropologique de la littérature médiévale, études réunies par Hubert HECKMANN et Nicolas LENOIR, Orléans, Editions Paradigme, 2012 (Medievalia n° 78) 218 pp.

     Le tesi antropologiche di René Girard hanno ottenuto da ormai qualche an-no gli onori del riconoscimento délie neuroscienze. La célèbre teoria dei neuro-ni specchio, messa a punto dall'équipe dell'Umversità di Parma guidata da Vittorio Gallese e Giacomo Rizzolati' ha confermato la tesi girardiana del deside-rio mimetico esposta in Mensonge romantique et vérité romanesque1 e in La violence et le sacré3.
     Nonostante la fama mondiale, la figura di Girard è rimasta piuttosto ai mar-gini del mondo accadcmico francese: gli studi presso l'Ecole nationale des Chartes, una carricra svoltasi ncgli Stati Uniti, la radicalità délie sue teorie, tutto ciô ha contribuito a farne un personaggio non molto noto in Francia e solo nel 2005 è stato eletto membro dcll'Académie Française.
     Questo volume, che raccoglie gli atti di un convegno organizzato dal 'Centre d'Etudes et de Recherche Editer/Interpréter' dell'Università di Rouen e svoltosi a giugno 2009, dà voce al crédite di cui la teoria antropologica di Girard ha cominciato a godere negli ultimi tempi e si propone soprattutto di rimediare alla scarsa considerazione di cui essa è stata oggetto negli studi di medievistica. È stato chiesto a un gruppo di studiosi di letteratura médiévale di verificare le ipotesi girardiane su alcuni testi narrativi del xii e xm secolo, allô scopo di metter-ne in luce le possibilità crmcncutichc, corne i lirniti.
     Il pensiero di Girard puo, corne ogni pensiero radicale, essere condensato in poche parole chiave, addirittura trc: irnitazione, violenza, sacro. Alla base di ogni forma di cultura ci sarebbc pcr Girard il processo rnirnetico, tratto urnano per eccellenza, corne Aristotele aveva intuito. Se gli uomini smettessero improvvisamente d'imitare, dicc Girard, ogni forma culturale scomparirebbe4. Il desiderio é scmprc un dcsidcrio mimetico, mediato, mai scaturito primariamente da un oggetto, ma da un modello-rivale, in quella che diventa una lotta di tutti  contre» tutti, dovc i legami sociali sono minacciati dal caos, dall'indifferenzia- zione, e che solo l'intervento di una vittima sacrifïcale e délia dimensione ritua- le-religiosa puô attutire.
     L'asse tematico délia violcnza puô ovviamente offrire una fertile pista di ri- cerca nell'ambito délia letteratura médiévale5. Corne suggeriscono i curatori del  volume nell'introduzione, è immediato imparentare la società médiévale, priva  com'era di un sistcma giudiziario centralizzato, allé società délia violenza di cui ci raccontano gli antropologi. Ma, continuano Heckmann e Lenoir, la società médiévale non coincide con quelle primitive, consiste invece in una «zone grise»6, un'entità mediana che si approssima verso un sistema giudiziario. Si trat-terà quindi di indagare i limiti di una nctta sovrapposizione délie elaborazioni di Girard al mondo médiévale c, in particolare, addentrandosi nel campo letterario, di tener présente che i tcsti possono accogliere altro rispetto al mimetismo, alla violenza, al meccanismo sacrifïcale, che i testi medievali, essendo pregni di cristianesimo, se possono contencrc schemi arcaici, possono contemporaneamente operare una loro messa in discussione: «une lecture girardienne est pourtant possible, reconnaissant et dévoilant l'écart entre la théorie des structures sociales et la structure littéraire du récit médiéval»7.
     La prima parte del volume, dcdicata al romanzo arturiano, è inaugurata proprio da uno scritto di Girard, uno dci pochi dedicati alla letteratura médiévale, la traduzione franccse di un saggio su Yvain, comparso in inglese nel 19908.
     Al centro délia trattazione l'idca che la reputazione cavalleresca e lo spirito di competizione da qucsta alimcntato siano posti da Chrétien al vertice délia struttura del racconto e che ogni altro elemento vi sia subordinato. I testi di Chrétien sarebbero pcrcorsi costantcmcnte dalla domanda 'chi è il miglior cavalière?', senza che a qucsta possa rispondere un'autorità estema: sono proprio i cavalieri a finire per ammirarc il migliore più di se stessi. In un inarrestabile movimento compétitive, in cui ciascun personaggio funge, insieme, da rivale e da modello per un altro, i tcsti proporrebbero suggestioni di sdoppiamenti, raddoppiamenti, specularità idcntitarie. Girard colloca al centro del saggio il combattimento di Yvain c Gauvain, il principio di rivalità che lo anima, la divisione interna a ciascuno dci due pcrsonaggi tra amore e odio per l'avversario-model-lo, l'essere proicttati verso lo scopo di «devenir Punique objet d'admiration et de désir de tous les autres, et surtout de son adversaire»9, per arrivare - forse un po' ingenuamente - a parlarc di Yvain e Gauvain in termini di doppio, corne suggerirebbe l'assonanza dei nomi.
     Assoggettata all'anirna competitiva délia cavalleria, ogni altra costituente del mondo romanzesco passercbbc in seconde piano e anche la dimensione ses-suale non avrebbe altra matrice se non quella délia competizione mimetica. Pro-prio nel romanzo à'Yvain l'irnpiicazione femminile del lato competitivo délia cavalleria appare in maniera estrcma: la vedova Laudine, che s'innamora del-l'uccisore del marito, è vittima del contagio del desiderio mimetico, dell'attra-zione irresistibile che csercita su tutti, uomini e donne, la targa di miglior cavalière: «La terrible vérité est qu'elle tombe amoureuse non en dépit de ce qu'Y-vain a fait à son mari, mais à cause de ce qu'il lui a fait. Elle tombe amoureuse du champion»10.
     In Chrétien, corne in tutti i grandi scrittori, la retorica dell'ossimoro ripro-pone «le drame humain fondamental de la pierre d'achoppement mimétique»",  che, asserisce Girard, ncssuna intcrpretazione psicoanalitica, sociale o linguisti- ca potrà mai cogliere picnamente.
     Nel saggio si legge in filigrana - ma neanche troppo - la caparbia presa di  distanza di Girard dal freudisme: «la compétition est l'âme du sexe, et non la li bido freudienne»12. Girard torna dunque a insistere, dopo le entiche a Freud  esposte in La violence et le sacré e nelle pagine di Des choses cachées depuis la  fondation du monde dedicatc alla 'mitologia psicoanalitica', sulla pretesa estraneità délia sua teoria del desiderio mimetico alla teoria freudiana, che, pur es- sendosi avvicinata a qucllo che lui avrebbe poi descritto, non riesce a cogliere  l'idea di desiderio corne desiderio triangolare, rnediato da un terzo, ma restereb- be vincolata al complesso edipico, in cui il desiderio per l'oggetto matemo è intrinseco e primario. E, se Freud parla d'identificazione con il padre13, sembran- do quindi aprirsi alla mimesi, in realtà non la teorizzerebbe mai corne tratto ba- silare délia natura umana, cssendo l'identificazione con la figura patema sempre  secondaria - e seconda - rispctto al desiderio oggettuale per la madre.
      Di là dalla questione délia rivalité tra la teoria freudiana e quella girardiana,  che mi sembra egregiamentc csposta e risolta da Giovanni Bottiroli14, è innega- bile che le riflessioni di Freud sulla nozione d'identificazione, che si trovano  sparse già in alcune lettere a Fliess dcl 1896'5, sull'«assimilazione di un lo a un  lo estraneo, in conseguenza délia quale il primo lo si comporta sotto determinati  riguardi corne l'altro, lo imita, lo accoglie in certo quai modo in se»16, non siano  cosi lontane dalla mimcsi girardiana. La collaborazione dei due punti di vista  potrebbe senz'altro essore fruttuosa nell'analisi letteraria, in una ricerca che si  proponga d'indagare le rapprescntazioni del soggetto di cui i testi sono latori e  le modalità diegetiche seconde cui cssi realizzano queste rappresentazioni.
     Dedicato a Yvain anche il saggio di Nicolas Lenoir, «Yvain, la 'merveille  provée'. Figures et critique de la Royauté Sacrée»17, in cui si procède a un'applicazione délie tcorie di Girard al fine di «tenter de rendre compte de la figuration et de la signification des mythes et des rites qui forment la matière estrange  des romans de Chrétien»'8. Lenoir vuole dimostrare che, se è il mito a ispirare la  letteratura e le avvcnture dell'eroe, è l'analisi combinatoria e critica del rito che gênera il romanzo. Propone a questo scopo un'analisi del motivo mitico délia fontana meravigliosa, rifacendosi alla vccchia ipotesi di Nitze19, che collegava il rito délia fontana con il rituale dcl rc-sacerdote di Nemi, in cui riconoscere la figura délia royauté sacré teorizzata da Girard.
     Jean-Jacques Vincensini («René Girard en Brocéliande. Mimétisme et rivalité révoquée dans le motif de la 'Libération d'une femme injustement punie par immersion'»)20 présenta un'analisi dcl motivo che vede una donna costretta a immergersi in una fontana o in un lago, nei testi L 'âtre périlleux^, Le Haut Livre du GraaP e nella Continuation de Perceval di Gerbert de Montremi23. La parabola délia donna punita dal marito geloso che F accusa di mancanza di fe-deltà, ma poi liberata c vendicata da un rivale, è attraversata alla luce délia teo-ria del desiderio mimetico di Girard, dell'inserimento délia sessualità nell'alveo délia rivalité, ma poi immcssa da Vincensini in un discorso impemiato su «Feffort vivace au Moyen Age pour inscrire le corps et ses régulations naturelles dans la culture, le pensable et le social»24 e su una dialettica ordine-disordine che, attraverso un simbolismo dci liquidi - acqua e sangue - vorrebbe rappre-sentare il necessario annicntamcnto di un uomo a-culturale e Findispensabile «reconstitution sanglante de l'ordre de la culture»25.
     Dedicati alla chanson de geste \ saggi di Philippe Haugeard, «Envie, violence et sacré dans Girart de Roussillon. Lecture anthropologique et interprétation politique d'une chanson de geste»26, di Hubert Heckmann, «Théologie-fiction: Images du sacrifice rédempteur dans Ami etAmile»27, di Béate Langenbru-ch, «Trouble à la cour de Charlemagnc dans les Narbonnais. Les relation franco-allemandes épiques à la lumière du désir mimétique»28.
     Haugeard si sofferma sullc dinamiche del conflitto nella canzone di Girart de Roussillon2^ conflitto che si estcnde alla collettività intera, in un'esasperata spirale di violenza dovc, «comme dans la crise mimétique girardienne», scrive Haugeard, «la violence semble devenir elle-même objet du désir»30. Volto a di-mostrare corne una lettura girardiana permetta di far apparire le «invariants anthropologiques de la violence collective»3', anche questo saggio pone Fac-cento sulla questione, insicmc cstetica e antropologica, del doppio. Secondo Gi-rard, nella tragcdia greca, riflesso délia crisi sacrificale o mimetica, i rivali sono dei doppi e la réciprocité délia violenza diventa un valore estetico, con le oppo- sizioni di tratti simmetrici che è capace di elaborare. La crisi sacrificale è «une crise des différences, c'est-à-dire de l'ordre culturel dans son ensemble»32 e il  venir meno degli scarti differenziali tra gli individui, con la conseguente impos sibilité délia messa a fuoco di una posizione précisa rispetto all'altro da se, mina  l'ordine culturale. Ncl testo epico, esattamente corne nella tragedia greca, «les  rivaux sont des doubles et le texte épique multiplie les effets de miroir qui si gnalent ou reproduisent leur identité ou leur ressemblance»33. Se, nelle teorizza- zioni di Girard, é la dimcnsione del sacro ad arginare la violenza délia crisi, nel  mondo epico la corrispettiva funzione strutturale sarà esercitata dall'ordine poli- tico feudale, che Girart ccrca di far esplodere e Carlo s'impegna a ripristinare.
     Heckmann affronta i paradossi délia canzone Ami et Amile34, dove Dio ac corda il suo aiuto a una coppia di sosia che scambiano la loro identità durante un'ordalia, alla luce délia teologia di Anseimo di Canterbury e dell'antropologia di René Girard, mcntre Langenbruch conduce un'analisi sulla rappresentazione délia violenza nella canzone Les Narbonnais^!, delineando la visione che l'epo-pea médiévale offre dcgli allemands, per concludere che «il apparaît que le désir mimétique girardien a son rôle à jouer dans le processus du nation-building médiéval»36.
     Nella terza parte dcl volume, dedicata a narrazioni non inquadrabili in un génère ben précise, Karin Ueltschi («Le Vieillard Temps. Rois mehaigniés, Ma-nekines et rédempteurs»)37 proponc, partendo da Le Roman de la Manekine di Philippe de Rémi38, alcunc riflessioni sul tema médiévale del rinnovamento del tempo, délia nécessita per la société di una purificazione, che passa attraverso un rito sacrifïcale, in scguito al quale si avvia un nuovo cicio, seconde una logi-ca di sacrificio e rcdcnzionc, di morte e resurrezione, che sembra penetrare se-manticamente l'edificio lettcrario médiévale.
     Bertrand Rouziés-Léonardi («Le roman d'Andronic, du bouc à F agneau»)39 analizza invece la figura di Andronico I Comneno40 nella sua influenza sulFim-maginario médiévale, figura ncgativa, novello Giuda, capro espiatorio - visto seconde le prospcttivc girardianc4' -, la cui morte è un evento sacro e il cui ro-manzo è prossimo al romanzo délia passione.      Dedicato al Renart il saggio di Dominique Boutet («Violence, mimétisme  et dérision: Renart est-il un bouc émissaire?»)42. La rivalité tra Renart e Ysen- grin puô rinviare al desidcrio mimctico? Renart puo essere definito un capro  espiatorio? Con le dovutc prccisazioni, Boutet risponde di si a queste demande.  La dimensione del capro espiatorio, che pare cosi anomala se pensata per un  personaggio corne Renart, si colloca per esempio nella ricezione del testo da parte degli autori délie diverse branches, nella diacronia délia fortuna del ro-manzo di Renart, fino alla mcssa in scena, in Renart le Nouvel, dell' «immobilisation du goupil au sommet de la roue de Fortune»43, attraverso cui «Renart est devenu en quelque sorte le bouc émissaire de la société médiévale du XIII siècle en même temps que son alibi»44.
     Nei casi di pubblicazioni corne questa, si sa, il rischio è di fimre per conce-dere troppo all'autorc da cui si prcndono le rnosse e, anziché illuminare i testi, usarli per convalidare una detcrminata visione teoretica, per far vedere corne e quanto funzioni benc. Qui non accade: le teorie girardiane sono sottoposte a un puntuale vaglio critico c spcsso si mostra corne i testi letterari oitrepassino strut-ture e scherni di dccodifica.
     I meriti si spingono pero più in là, in quanto, con tutte le difficoltà e le incer-tezze metodologichc e analitiche tipiche di un'operazione che puô contare su po-chi precedenti, questo volume lascia intravedere la fertilità délie prospettive che possono essere apertc da un approccio teorctico - qui di taglio prettamente antro-pologico - al testo médiévale, ancora troppo spesso reso oggetto esclusivo di operazioni strettamente filologiche. In particolare, i saggi qui raccoiti mostrano bene che parlare di rapport! tra antropologia e letteratura non significa impegnar-si a rinvenire nci testi tracée di fatti etnografici, ma, riprendendo Favvertenza di Marie Scarpa, «d'étudier comment [la littérature] se les réapproprie, dans sa logique spécifique, comment elle en est 'travaillée' dans son écriture même»45.
     C'è dell'altro. Bcnché le tesi di Girard sul desiderio, la violenza, la natura del rito e délia religionc abbiano acquistato, con la pubblicazione di La violence et le sacré nel 1972, la portata di una teoria antropologica, noi riconosciamo gli embrioni di quella teoria in un libro che non puo che definirsi un libro di critica letteraria: è leggendo Cervantes, Dostoevskij, Flaubert, Proust che Girard, undi-ci anni prima, avcva claborato in Mensonge romantique et vérité romanesque la sua teoria del desiderio mimetico, chc oggi troviamo applicata m questa raccolta a testi del xil e xm sccolo. Occasione per riflettere su corne bisognerebbe mette-re da parte le remore nelFutilizzazionc di teorie nate da un corpus di testi mo-demi per il tcsto médiévale, in quanto una teoria, se ben fondata, puô contenere elementi che travalicano i confini di cpoche e culture, trascendono il rischio del-l'anacronismo, perché dicono qualcosa sul corne, perché e privilegiando quali oggetti, l'uorno ncl suo percorso si è raccontato délie storie.
     Georges Devereux mctteva in guardia dall'approccio, nelPindagine sull'u-rnano, basato su un solo metodo bon definito, che rnaschererebbe una forma di difesa, d'isolamcnto, di protczionc rispctto all'angoscia di poter scoprire il se nell'altro46. La sfîda c il rischio dcil'anacronismo, l'ausilio dei risultati raggiunti dall'antropologia, dalla psicoanalisi, dalle neuroscienze sono strumenti preziosi nelFedificazione di un dialogo tra noi e i testi medievali, che, ben lontano dal-l'annullare la loro alterità, promette piuttosto un nostro slancio di apertura verso questi47.


                                                                Teodoro PATERA
                                                          Università di Macerata

1 Dell'abbondante bibliografia si scgnalano G. RIZZOLATI - L. FOGASSI - V. GALLESE, «Neurophysiological Mechanisms Underlying thé Understanding and Imitation of Action», Nature Re-views Neurosciences, 2, 9, 2001, pp. 661-670; V. GAI.LESE, «Thé Two Sides ofMimesis, Girard's Mimetic Theory», Embodicd Simulation and Social Identification. Journal of Consciousness Studies, 16, 4, 2009, pp. 21-44.
2 René GIRARD, Mensonge romantique et vérité romanesque, Paris, Grasset, 1961.
3 René GIRARD, La violence et le sacré, Paris, Grasset, 1972.
4 René GIRARD, Des choses cachées depuis la fondation du monde, Paris, Grasset, 1978, p. 15.
5 Si veda pcr esempio il volume La violence au Moyen Age, Senejîance, 36, Aix-en-Provence, 1994.
6 Mimétisme violence sacré, p. 2.
7 Ivi, p. 3
8 René GIRARD, «Amour et Haine dans Yvain», in Mimétisme violence sacré, pp. 7-27. Traduzio-ne di Nicolas LENOIR del tcsto inglesc «Love and Hâte in Yvain», in Modernité au Moyen Age. Le défi dupasse, publié par Brigitte CA/KLLES et Charles MÊLA, Publications de la Faculté des lettre de Genève, Genève, Droz, 1990, (Recherches et Rencontres, n. 1), pp. 249-262.
9 /v/,p.21.
10 /v/,p. 14.
11 7v/,p.27.
12 Ivi, p. 14.
13 Sigmund FREUD, «Psicologia délie masse e analisi dell'io», in Id., Opère, Tonno, Bonnghien, 1980, vol. 9, pp. 257-330.
14 Giovanni BOTTIROLI, «Identità/ idcntificazione. Una mappa dei problemi a partire da Freud», in  Id., Jacques  Lacan, Arte linguaggio desiderio, Bergamo, Sestante Edizioni, 2002, pp. 205-255.  
15 Sigmund FREUD, Lettere a Fliess (1887-1904), Torino, Boringhieri, 1986.  
16 Sigmund FREUD, «Introduzionc alla psicoanalisi», in Id., Opère, vol. 11, pp. 112-284, a p. 175.
 17 Mimétisme, violence, sacré, pp. 29-55.  
18 Ivi, pp. 29-30.  
19 William A. NITZE, «A new source of Yvain», Modem Philology, 3, n. 3 (1905), pp. 267-280.
20 Mimétisme violence sacré, pp. 57-72.
21 L'episodio figura esclusivamcnte nel manoscritto BnF, Fr. 1433. Si veda l'appendice di L 'âtre périlleux. Roman de la table, édité par Brian WOLEDGE, Paris, Champion, 1936 pp 212-233 vv 41-48.
22 Perlesvaus: Le Haut livre du Graal, texte établi, présenté et traduit par Armand STRUBEL, Paris, Lettres gothiques, 2007, a p. 204.
23 Gerbert de Montreuil, Continuation de Perceval, édité par Marguerite OSWALD Paris Champion, 1975, t. III, vv. 15004ss.
24 Mimétisme, violence, sacré, p. 65.
25 /W,p.72.
26 /vz, pp. 75-96.
27 Ivi, pp. 97-115.
28 7v;,pp. 117-146.
29 G/rar/ rfe Roussillon, chanson de geste publiée par W. M. HACKETT, 3 vol., Paris, SATF, 1953-1955. Edizione riprodotta, tradotta, presentata e annotata da M. DE COMBARIEU DU GRÈS et G. GOUIRAN, La Chanson de Giruri de Roiissillon, Paris, Librairie Générale Française, Lettres Gothiques, 1993.
30 7v/,p.81.
31 7v/,p.95.
32 GIRARD, La Violence et le sacré, p. 76.
33 Mimétisme, violence, sacré, p. 82.
34 Ami et Amile, chanson de geste, édition de Péter F. DEMBOWSKI, Paris, Champion, 1969; Jean DUFOURNET, Ami et Amile, une chanson de geste de l'amitié, Paris, Champion, 1987.
35 Les Narbonnais. édition de Hermann SUCHIER, Paris, Société des anciens textes français 1898 2t.
36 Ivi, p. 145.
37 7v/,pp. 149-165.
38 Philippe de Rémi, Le Roman de la Manekine, édition de Barbara N. SARGENT-BAUR, Amsterdam-Atlanta, Rodopi, 1999.
39 Mimétisme, violence, sacré, pp. 167-186.
40 Chronique d'Ernoul et de Bernard le Trésorier, édition de M. L. DE MAS LATRIE, Paris, Société de l'Histoire de France, 1871.
41 René GIRARD, Le Bouc émissaire, Paris, Le Livre de Poche, 1982.
42 Mimétisme, violence, sucré, pp. 187-206.
43 Ivi, p. 204.
44 76^.
45 Marie SCARPA, «Pour une lecture ethnocritique de la littérature», Littérature et sciences humaines, 2001, pp. 285-297, a p. 288.
46 Georges DEVEREUX, From Anxiety to Method in thé Behavioural Sciences, La Haye-Paris, Mouton, 1967.
47 Per un approfondimento di questi argomenti si rimanda a Nathalie KOBLE - Mireille SÉGUY, «L'audace d'être médiévistes», in Le Moyen Age contemporain. Perspectives critiques, a cura di Nathalie KOBLE - Mireille SÉGUY, Littérature, 148, 2007, pp. 3-9 e Médiévalisme, modernité du Moyen Age, a cura di Vincent Ferré, Itinéraire!; LTC, 2010.
1 Alain CORBELLARI, Joseph lîédier écrivain et philologue, Genève, Droz, 1997. Il testo è stato recensito da Cesare Segre su questa rivista 11/2001, pp. 82-91.